Zona di Comfort e Crescita Personale: perché Restare al Sicuro non ci aiuta a Evolvere
Non sarà che il nostro Milo confonda il buonsenso con la paura? Che chiami virtù ciò che, in fondo in fondo, è mero adattamento? Scuote la testa e si ritiene nel giusto, convinto di doversi proteggere: ma proteggere da che cosa? L’ombra che lo minaccia è davvero là fuori?
La zona di comfort è quel terreno fatto di comportamenti e situazioni familiari in cui tutto è sotto controllo, in cui ci sentiamo al sicuro. È l’appiglio che garantisce la nostra salvaguardia. Si traveste da spazio idilliaco: zero stress, zero rischi, zero dispendio di energie. La zona di comfort non ammette fattori ansiogeni, per questo la difendiamo con le unghie e con i denti; ma proprio qui sta la fregatura, perché non genera nemmeno spazi per la crescita personale.
Per apprendere è necessario aprirsi alla sfida, al cambiamento, all’ignoto; è importante sviluppare nuove abilità e nuove prospettive, imparare a essere meno rigidi, meno innamorati del nostro dolce rifugio. Per la cronaca, non sto facendo lezione dall’alto delle mie competenze… al contrario, condivido la mia esperienza dalla base su cui mi vorrebbero livellata timori e titubanze!
Angoli di Conforto
Immobile
io.
Immobili
le sbarre.
Proteggono
me.
Proteggo
io loro?
Racchiudono
me.
Racchiudo
io loro?
*
Ferma
Al sicuro.
Stai sulla riva.
Se non ti immergi.
Asciutta, perdi.
I tesori del fondale.
Stai al sicuro.
Sulla riva.
Ferma.
*
Il cappio
si scioglie.
Il gancio
si spezza.
Si espande
il cerchio.
Si sfuma
il limite.
Un’orma
sul terreno.
Appare oltre
il rifugio.
E infine, una precisazione: in ambito letterario, la mia passione è la prosa. Quando si parla di scrittura, la prosa è la mia voce naturale - con i suoi tempi, le sue pause, il suo largo respiro. Eppure talvolta, anche se non diventa mai la norma, un’emozione mi scatta dentro, priva della solita struttura ben articolata che mi ha fatto compagnia in mille racconti. E io allora, invece di fare resistenza, acchiappo carta e penna per buttare giù una manciata di righe, fotografando in modo circoscritto la mia immagine mentale.
Questi versi, che mancano di qualsiasi metrica, non possono definirsi poesie nel senso classico del termine; ma, nella loro imperfezione, riescono tuttavia a parlare per me. Esattamente come in questo caso. Però non prendeteci l’abitudine, eh?
Un enorme grazie a voi che mi seguite con interesse e partecipazione!❤
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