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Divieni ciò che sei
Viaggiare. Andare. Esplorare.
Conoscere il mondo di fuori.
Un weekend a Madrid, un ritiro in Oriente, un tramonto sulla spiaggia: cosa può esserci di più desiderabile?
Ma esiste un altro viaggio, celato e silenzioso, che non regala foto da postare né aneddoti da condividere davanti a una pizza.
È un viaggio nel profondo, da intraprendere non per segnare nuovi traguardi sulla cartina, bensì per incontrare noi stessi.
Sull’argomento è stato scritto in lungo e in largo, e in ogni epoca: se ne trovano tracce nella filosofia, nella letteratura, in qualunque credo e in qualunque religione. Usando linguaggi differenti, le varie discipline convergono tutte verso lo stesso punto: scoprire l’essenza, accettare il volere superiore di una saggezza assai più alta della nostra.
E in effetti tutti noi, prima o poi, avvertiamo il bisogno di elevarci: sentiamo nel petto un bisbiglio, che si fa via via più tenace, e che ci chiede di allinearci a un progetto che l’anima ha fissato da tempo. Ci viene comandato, insomma, di divenire quel che già siamo.
Può sembrare subordinazione, una chiara rinuncia al libero arbitrio; ma si tratta, in realtà, di un abbandono consapevole, di imparare a fluire con la vita anziché resisterle. Si tratta di fidarsi davvero… per giungere finalmente a casa.
Anche la religione cristiana, in molti momenti, ci mostra questa dinamica.
Quando si parla della resurrezione di Lazzaro, ad esempio, non si sottolinea soltanto il miracolo compiuto da Gesù, ma anche il risveglio a un’esistenza nuova.
Ancora più significativa è la costante enfasi di Cristo sulla volontà del Padre: non per annullare la propria individualità, ma per connettersi con un proposito divino che supera la dimensione egoica. Questa sottomissione non è debolezza né passività: è la massima forza. La frase Non la mia, ma la tua volontà sia fatta allude proprio a questo.
Gesù ci mostra che la vera libertà è abbracciare il proprio destino spirituale, e lo stesso fa Maria quando dice: “Eccomi, sono la serva del Signore”, manifestando un’adesione potente alla grazia che opera nell’intimo.
Cristo è una figura straordinaria, è il Maestro che ci dona l’insegnamento più prezioso: il richiamo alla scintilla divina e creativa che abita l’uomo.
Lo stesso vale per la religione musulmana, che ci invita ad affidarci all’ordine più grande di cui facciamo parte; questo abbandono implica resa e obbedienza completa al Dio unico.
La parola Islam è legata ai concetti di pace e sottomissione, e la connessione fra i due termini è significativa: chi si arrende alla volontà di Dio trova equilibrio e serenità, perché smette di agire contro il flusso della propria spontanea natura.
Nella Divina Commedia, infine, rivediamo il medesimo concetto. Il viaggio nei regni dell’oltretomba è qualcosa in più rispetto a una mera visita all’aldilà: è l’allegoria del risveglio dell’anima, che compie il suo destino riconoscendo la propria identità. Mentre attraversa Inferno, Purgatorio e Paradiso, nel poeta avviene una trasformazione responsabile; la sua è un’ascesa simbolica e spirituale, che va oltre il significato letterale del testo.
Dante si ribella, si smarrisce, ha paura: vorrebbe evitare il bosco oscuro e intricato che Virgilio gli indica, perché è l’ingresso in uno stato di caos e confusione.
Ma l’attraversamento della selva è una prova fondamentale, necessaria a chi prende coscienza di sé e si ritrova dopo lo smarrimento.
Tentare di sottrarsi non conduce a niente; la vera libertà si conquista smettendo di lottare e iniziando a nuotare nel senso della corrente. O, per metterla con l’autore, a soggiacere a maggior forza e a miglior natura.
C’è chi mi ha tacciata di buonismo per aver cercato una matrice comune tra le tante visioni del mondo. Ma non si tratta affatto di questo: tento invece di riconoscere una radice condivisa, su cui poggia lo scibile umano nel suo complesso.
Magari le parole cambiano e i simboli sono diversi; ma alla fine è l’anima che detta legge. È lei a riconoscere con lucidità ciò che è autentico, al di là delle forme che scegliamo per esprimerlo.
Nota: questo pezzo deve molto alle idee di C.G.Jung e di Giorgia Sitta.
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