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sabato 28 giugno 2025
24. CAPITOLO UNDICESIMO
martedì 24 giugno 2025
23. CAPITOLO DECIMO
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Sapendo che non ho nessuna pratica in materia, Milo è ben deciso ad aiutarmi con le iniezioni di Olvido, il farmaco indicato dal Dottor Cautiverio; ma io ho bisogno di capire se questa terapia intendo seguirla veramente - anche se mi guardo bene dal rivelarlo. Ogni volta che mi interrogo, mi rispondo di no: è così profondamente ingiusto! Obbedire ciecamente è la regola, ma stavolta non ho intenzione di darla vinta a nessuno.
Fingerò, non sarà poi così difficile. Racconterò che preferisco provvedere da sola a tutto, che il medico mi ha mostrato il sistema più indolore per le punture: Milo non mi crede capace di una tal recita e non avrà sospetti. Lo so, sarei più credibile se non avessi insistito tanto perché mi accompagnasse al centro sangue un anno fa, ma la situazione allora era totalmente diversa: intanto non si trattava di un semplice prelievo, ma di una vera e propria donazione – qui da noi le donazioni sono eventi obbligatori per la popolazione, il loro scopo è procurare a ogni Classe piena autonomia, sia mai che bussiamo alle emoteche altrui! Ma, per la verità, in quel caso era stata più che altro la macchina con tutti i suoi tubicini a mandarmi in tilt, non gli aghi; lo convincerò che non mi danno alcun fastidio, per quanto spessi e letali possano apparire.
Mi sono fasciata la testa inutilmente: Milo accetta la mia parola, perché non mi vede nella veste di chi osa lanciare la sfida. Pensa che io non abbia l’audacia necessaria, e fino a oggi era proprio così. Il che, se non mi fa onore, almeno gioca in mio favore nella situazione in cui mi trovo.
Solo una cosa mi spiace immensamente: che non si sia scomposto affatto. Alla notizia che mi si invita – mi si obbliga! – a danneggiare irreparabilmente la mia memoria, lui non ha aperto bocca, si è limitato a mettere a disposizione le sue squisite doti da infermiere, affrontando la questione unicamente dal punto di vista logistico: capisco che voglia difendere il Sistema che lo ha cresciuto, ma a qualunque costo? Anche quando calpesta quel poco di intimo che ci è rimasto?
Si comporta come se tutto andasse per il verso giusto, come se ogni individuo venisse favorito nella vita, ma non è affatto così: se a lui è concesso regalarci le sue meravigliose canzoni, c’è chi invece vive nel divieto assoluto di tirare fuori ciò che ha dentro, quasi fosse inutile. O fosse un crimine. Solo la disciplina conta, con le sue sciocche regole, solo il nostro Inquadramento e il profitto che ci riesce di cavarne. Niente spazio per i desideri.
Questa profonda differenza di vedute mi amareggia molto e so che lui se n’è accorto; e, se non voglio casini, mi conviene lasciargli credere che sia il suo modo di fare ciò che mi angustia di più, ma sotto sotto c’è dell’altro. Non seguirò quell’infernale terapia, non accetto di scordare il quartiere degli artisti né quello che mi ha dato, non voglio cancellare Jan, la sua storia, la prova schiacciante che le gabbie dorate in cui viviamo non funzionano. Non mi ruberanno la sensazione tanto nitida del suo tocco sulla pelle, voglio tenere quell’immagine per sempre con me, giorno dopo giorno, anno dopo anno: non posso più tornare indietro ormai, le sue dita che mi sfiorano il polso sono diventate la mia versione personale di profondo.
Di solito, quando Milo prepara la cena, io mi accomodo al tavolo di cucina e lo osservo controllare cottura e sapidità delle pietanze, aggiungere qualche spezia, sfumare con una goccia di vino: è un cuoco niente male, e non consulta mai un ricettario. Se è venerdì, mi concedo un calice di bianco fermo, il mio favorito, e mi godo l’aroma che aleggia nell’ambiente; Milo ha un sesto senso per l’armonia dei sapori, tenergli compagnia ai fornelli è ogni volta motivo di relax e di gioia.
Eccezion fatta per gli ultimi giorni. Al momento sono un tantino avvelenata nei suoi riguardi e, sebbene non abbia voglia di ulteriori discussioni, non so spiegarmi perché lui non torni più sull’argomento: come se non ci fosse altro da approfondire, come se la questione sapesse d’aria fritta. Per lui il discorso è morto lì, mentre per me è ancora vivo e vegeto, mi ribolle nello stomaco come lava nella pancia di un vulcano. Mi sento trascurata, incompresa, e questo mi disorienta: mai quest’uomo mi aveva trasmesso sensazioni simili prima d’ora. Così trascorriamo assieme diverse serate funeree, consumando i pasti in silenzio. Le poche parole che ci scambiamo sono sciocchi convenevoli, semplici mezze frasi dalla mera funzione organizzativa, del tipo “mi fai il favore di passarmi il pane?” o “che danno stasera in tv?”
Andiamo avanti in questo modo per un po’, fino a che, finalmente, durante una passeggiata sul fiume al crepuscolo, le sue vere motivazioni vengono a galla. Camminiamo lentamente a lato di una strada poco trafficata, la luce fresca e azzurrina è quella che pian piano conduce verso sera. È ovvio che Milo si sente ispirato in modo particolare – oppure è solo stufo della piega lugubre che hanno preso le cose fra noi - perché si apre a confidenze di cui non avevo idea; tenendo ben salda la mia mano nella sua, inizia a raccontare fatti risalenti a molti anni addietro, quando era ancora un mocciosetto viziato.
La vicenda di cui mi mette a parte è piuttosto simile alla mia: una donna ancora giovane, collega di sua madre, che di punto in bianco diviene aspra e insoddisfatta, talmente inadempiente sul lavoro da ritrovarsi relegata in un’altra Classe.
“In un’altra Classe? Non sapevo ci fosse modo di cambiare Rango” esclamo io, d’un tratto attentissima all’argomento: se un’eccezione è stata possibile in passato, forse potrà esserlo di nuovo, forse potrà esserlo per Jan. Sono tutta orecchi.
“Ma che hai capito?” sbuffa lui, “ciò che decide la Commissione è definitivo: non si sfugge all’Inquadramento, quella tizia è stata banalmente declassata. Certo non l’hanno inserita nelle Dominanti” replica amaro e sarcastico, e mi piacerebbe insistere sulle sue parole e sulla scelta del verbo “sfuggire”, ma non è il caso di star qui a puntualizzare. Secondo Milo la donna era stata trasferita nella Zona Otto senza grandi risultati e in capo a sei mesi le avevano trovato un letto in Struttura; per riparare il guasto, si diceva. La notte in cui l’avevano portata via era calda e afosa, i grilli cantavano a gran voce nel prato. Milo aveva osservato la sua finestra, un quadratino luminoso nell’inchiostro scuro delle ore piccole, poi aveva scorto lunghe ombre scivolare nel vuoto della strada sottostante, aveva udito passi volare su per le scale e singhiozzi convulsi fino allo spegnersi della casa intera. Non lo aveva più dimenticato.
“Questo non deve succedere anche a te” conclude fissandomi serio, e io incrocio le braccia risentita: so fare bene il mio lavoro. “Sono fra i migliori dell’ufficio” protesto.
Lui mi fa notare che l’inadempienza non è la sola causa di declassamento, e mi abbraccia tanto stretta che temo di soffocare: “Dolcezza mia, devi guardarti le spalle. Come vivrei se ti perdessi?”
domenica 22 giugno 2025
22. LA PAROLA ALL'AUTORE
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Per questo vi ringrazio fin d’ora: ogni vostro contributo rende il mondo che sto costruendo più solido, più coerente e, soprattutto, più vivo.
giovedì 19 giugno 2025
21. ESPANSIONI
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Sotto il nome Espansioni trovate quella parte di narrazione che segue le esistenze dei nostri personaggi, ma non compare nel testo originale; perché il mondo di Liz è un organismo che va oltre...
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martedì 17 giugno 2025
20. CAPITOLO NONO
sabato 14 giugno 2025
19. CAPITOLO OTTAVO
giovedì 12 giugno 2025
18. LA PAROLA ALL'AUTORE
martedì 10 giugno 2025
17. LA PAROLA ALL'AUTORE
domenica 8 giugno 2025
16. CAPITOLO SETTIMO
sabato 7 giugno 2025
15. ESPANSIONI
14. LA PAROLA ALL'AUTORE
13. CAPITOLO SESTO
12. CAPITOLO QUINTO
11. ESPANSIONI
10. CAPITOLO QUARTO
9. LA PAROLA ALL'AUTORE
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8. CAPITOLO TERZO
33. LA PAROLA ALL'AUTORE
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(Fai doppio tap sul testo: ingrandirai l'immagine e ottimizzerai la lettura.) Ciao a tutti, sono Elisa Conserva , ho 43 anni e abito sul...
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